30 mag 2013

Ci mancherà.

Giovane, donna, smilza, gradevole; professionalmente preparata, versatile e generosa.

Appropriata cultura di base di cui può giovarsi per qualsiasi avventura.

Trae dal computer e da altri marchingegni similari il meglio, senza farsene condizionare. Ci sa fare anche con macchine tradizionali.

Usa intrattenere rapporti umani e professionali; è contesa da quanti se ne avvalgono.

Qualche distrazione, parla fitto come i giovani d’oggi, ma il discernimento ha solide radici.

Riservata e curiosa a un tempo; ligia ma non supina.

Ahimè, fuma!

Non s’è mai vista in bicicletta, ma si sa che occasionalmente la usa.

A calcio balilla non ce n’è per nessuno; anche da sola contro due.

Ha i suoi momenti ma non li fa pesare.

Cura la persona per sentirsi e far sentire a proprio agio.

Se la sbriga con il cibo e se ne avvale con moderazione.

Sceglie con cura e si gode le pause caffè.

E’ in vista la separazione consensuale dal gruppo di professionisti con cui lavora da sempre, per mettere alla prova ciò che sa altrove, e per aggiungervi qualcosa.

Ci mancherà e ci auguriamo di mancarle.

Un abbraccio Simona, e in bocca al lupo.

 

27 mag 2013

Venuto per servire e non per essere servito.

Un pensiero riverente e grato al beato Don Pino Puglisi prete dei giovani ucciso dalla mafia e a Don Andrea Gallo “venuto per servire e non per essere servito”.

Il drammatico tornado in Oklahoma (Usa) rende d’attualità l’argomento sicurezza del torrente Belbo, che Sergio Perazzo di Nizza Monferrato ha trattato nella sua lettera a “La Stampa” del 21 maggio scorso, e di cui si occupa da tempo anche l’Associazione “Valle Belbo pulita” presieduta da Gian Carlo Scarrone di Canelli.
Infatti la Terra s’è riscaldata di 1-1,5 gradi centigradi rispetto alla media storica, perché non riesce a dissipare nell’atmosfera il di più di calore che riceve dal sole. Glielo impedisce “l’effetto serra”, cioè la cappa di anidride carbonica (Co2) in eccesso, che il sistema non riesce più a trasformare per mezzo del patrimonio arboreo.
Si ha quindi un accumulo nell’atmosfera di abnormi quantità di energia che liberandosi accentuano la gravità di fenomeni naturali esistenti da sempre.
Tra questi, e per quanto riguarda i nostri territori ed ambienti, c’è la concentrazione delle piogge in tempi più ristretti ed in stagioni inconsuete.
Cosicché i corsi d’acqua devono smaltirne quantità superiori alle dimensioni e portate degli alvei, non infrequentemente interessati da opere realizzate a ridosso o nelle adiacenti aree esondabili.
Prevenire significa quindi tenere in ordine gli alvei dei corsi d’acqua anche di piccole dimensioni ed i bacini imbriferi che li alimentano, e disciplinare le piene, “parcheggiando” il di più di acqua dove non fa danni, in attesa di farla defluire normalmente.
Ed è proprio questo insieme di interventi che Perazzo richiede con lodevole insistenza, come pure “Valle Belbo pulita”.
Forti entrambi dell’impegno di lunga lena profuso insieme ai comuni rivieraschi, per realizzare una efficace sicurezza idraulica e migliorare la qualità delle acque.

25 mag 2013

Il rivoluzionario potenziale.

Nel suo editoriale su “la Repubblica” di domenica 19 maggio scorso, Eugenio Scalfari plaude alla proposta del presidente francese François Hollande di accelerare entro il 2015 la Costituzione dell’Europa federata.

Perseguendola con chi ci sta e lasciando aperta la possibilità di aderirvi a quanti sopravverranno.

Con in comune il governo, il presidente eletto direttamente dagli europei, il sistema bancario e la banca centrale, il bilancio; e ancora, lavoro, scelte economiche, difesa, politica estera.

Con ogni Stato che fa “naturalmente” il proprio dovere e gode di proprii diritti. E le intatte specificità e potenzialità di ognuno che interagiscono positivamente tra loro e si presentano valorizzate e unite nel mondo globale.

Coronando il sogno di Altiero Spinelli e degli estensori della “Carta di Chivasso”.

Per lo sviluppo dell’attuale virgulto d’Europa, cresciuto dal seme di Konrad Herman Josef Adenauer, Robert Schuman, Jean Monnet e Alcide De Gasperi.

Con la Francia che da remora nella prosecuzione del progetto continentale se ne fa propugnatrice, trovando Spagna ed Italia subito disponibili.

Nell’editoriale Scalfari ricorda come precedente significativo, che “la messa in comune dei debiti sovrani nazionali fu, non a caso, il primo passo della Confederazione americana verso la Federazione”.

A questo, l’Unione Europea in marcia verso gli Stati Uniti d’Europa, aggiungerebbe l’importante novità che il rivoluzionario potenziale di cui essa è gravida si esprimerebbe senza il ricorso alla guerra come levatrice.

Crescita responsabile, sviluppo senza limiti e visione strategica.

Possiamo convenire che la “crescita” riguardi la quantità e lo “sviluppo” la qualità, e che per “visione strategica” si intenda la previsione di relazioni, implicanze, interazione, di ciò che si ha in animo di fare, rispetto al contesto, cioè con quanto già c’è.

E che l’operare di ciascuno di noi e delle comunità ai vari livelli – dal piccolo Comune al Mondo – abbia come scopo essenziale di vivere in pace per realizzare se stessi avendo di mira la felicità.

Ne discende che la crescita dei consumi di beni limitati (es. minerali) deve fare i conti con la loro finitezza; ovvero coi modi e cicli per reintegrarsi se riproducibili (es. aria); oppure con la loro unicità (es. acqua, suolo).

Mentre lo sviluppo qualitativo non ha limiti avendo a che fare con l’immaterialità, come la mente, la cui potenzialità tende all’infinito e trova il suo limite nella durata della vita.

Circa la “visione strategica” si tratta della progettualità, cioè della capacità di prevedere gli effetti e le conseguenze nel tempo degli atti e fatti che s’intende porre in essere. E tenerne conto.

Quindi crescita responsabile, sviluppo senza limiti e visione strategica, sono concetti per ottimizzare scelte, decisioni, comportamenti.

Se già adesso, solo facendo meglio ciò che si fa, è possibile evitare lo sciupio del 25-30% di cibo nei Paesi sviluppati a favore di quanti non ne hanno a sufficienza, figuriamoci quale straordinaria occasione di sviluppo può rappresentare una migliore, più diffusa e consapevole elaborazione concettuale e le sue concrete applicazioni!

Nell’attuale impegnativa fase di transizione verso un corso nuovo dell’economia e della finanza, ricondotte alla loro “naturale” funzione di supporto per realizzare con il lavoro migliori condizioni di vita per tutti.

 

22 mag 2013

Con disciplina ed onore.

Se la politica è – com’è – l’arte del possibile, cioè il meglio o il men peggio che si può fare nel momento dato, allora è da qui che bisogna partire. Specie se si tratta di quella di Stato al suo più alto livello.

Sappiamo tutti che il governo di Enrico Letta nasce dopo due mesi di infruttuosi tentativi tra centrosinistra, centrodestra e M5S, e la rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica.

Invocata da Pd, Pdl e Scelta Civica per uscire dallo stallo in cui si trovava il Parlamento dopo aver mancato l’elezione di candidati di tutto rispetto: Franco Marini, Romano Prodi, Stefano Rodotà.

A questo punto Napolitano ha incaricato Enrico Letta di formare un governo che si occupi di alcune indilazionabili priorità, suggerite dai 10 saggi nominati dallo stesso Presidente sul finire del suo primo settennato: debito, bilancio, lavoro, ripresa dell’economia, sofferenze sociali, riforme: elettorale, riduzione dei parlamentari e nuovi compiti di camera e senato, abolizione province e finanziamento pubblico dei partiti.

Pd, Pdl e Scelta Civica hanno assunto queste priorità ed accettato di dare vita ad un governo in unità di intenti, nelle diversità esistenti tra loro, ottenendo la fiducia del Parlamento.

Non facendosi carico di altro, ma cercando semmai di dimostrare coi fatti che le differenze – che di certo non si cancellano – non impediscono di condividere un programma essenziale e di lavorare alla sua realizzazione per il bene dell’Italia.

Atteso che le differenze sono alimento della democrazia, purché si concretizzino in sintesi operative (decisioni e attuazioni) ad ogni livello.

E che le parole “con disciplina ed onore” contenute nell’art. 54 della Costituzione rappresentano la mirabile sintesi di come deve comportarsi chiunque svolga funzioni pubbliche.

Operando per uno Stato moderno, sobrio ed efficiente che orienti la risorsa lavoro – specie dei giovani – e le occorrenti recuperabili disponibilità finanziarie, verso un’economia nuova capace di realizzare condizioni di vita dignitose per tutti; cura e valorizzazione di territorio ed ambiente, nonché del bello e buono che rendono piacevole la vita in Italia.

16 mag 2013

A muso duro.

Attuare la Costituzione. Un esempio, l’art. 53: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Per realizzare questo disposto bisogna conoscere tutti gli italiani che producono reddito, cioè dotarsi di una efficiente anagrafe tributaria ed aggiornarla. Operazione non difficile con gli strumenti informatici di cui si dispone.

Così operando si ridurrà il fenomeno degli sconosciuti al fisco e dell’evasione fiscale, ed emergeranno il sommerso e le attività illegali e criminali.

Con tutto alla luce del sole si potranno migliorare l’equità e la giustizia contributiva: pagare tutti per pagare meno.

Per progressività s’intende applicare percentuali crescenti sugli scaglioni in cui è suddiviso il reddito.

Tra Stato e cittadini vanno stabiliti rapporti di reciproca fiducia, risolvendo il contenzioso in modo serio e sollecito.

La malafede, ovunque s’annidi, va sanzionata, e premiate fedeltà e correttezza.

Migliorando così la qualità dei servizi resi dalla burocrazia ai cittadini, e la sua capacità di conseguire gli obiettivi posti.

Un gettito fiscale alla cui formazione contribuiscono tutte le attività lecite da chiunque svolte, consente di programmare meglio politiche per creare lavoro e sviluppo nuovo, con l’occhio lungo perché si può contare su entrate certe.

Ed inoltre ridurre la pressione fiscale in generale, quando il buon andamento dell’economia ed altre circostanze lo permetteranno; comunque e presto per lavoratori in difficoltà, aziende che assumono, pensioni modeste.

Accogliendo il ravvedimento convinto di reprobi, e quello anche “obtorto collo” di chiunque.

A muso duro nei confronti di bari inveterati e di perseveranti trasgressori dei loro doveri fiscali.

 

Ho il Toro nel cuore.

Ho il Toro nel cuore da quando mi ricordo.

Attraverso la voce di Nicolò Carosio, ho vissuto le imprese del Grande Torino di cui ho pianto la tragica scomparsa a Superga.

Nel tempo s’è affievolita la “verve” non l’affetto.

Quest’anno ne ho seguito le vicende guardando le partite alla tivù.

Spesso mi sono divertito per il gioco praticato e qualche volta doluto per la penuria di risultati positivi corrispondenti.

Nella parte finale del torneo ho temuto di tornare nel purgatorio della B, dopo solo un anno di sofferto paradiso in A.

Poi ho sperato che giocando da Toro ce l’avremmo fatta, senza dover contare sulle disgrazie altrui.

Mercoledì 8 maggio con il Genoa il pari era nell’aria, ma giocando una partita vera, mi son detto, magari 3 a 3.

Invece ho visto un simulacro, una parodia di gara, senza gol, con una specie di timore di segnarne da ambo le parti (nei minuti finali il Genoa ha battuto un calcio d’angolo passando la palla indietro verso la sua metà campo!).

Tutto lo stadio – che nel minuto di silenzio per la scomparsa di Giulio Andreotti aveva esposto tantissime fotografie di Falcone e Borsellino – ha subissato di fischi le squadre in campo per la non partita che, come tale, legittimerebbe la restituzione del prezzo del biglietto.

Per restare nella massima divisione è pure lecito fare questo, una sorta di risarcimento per le numerose volte che per un nonnulla i punti non sono arrivati? Mah!

Personalmente ritengo che le partite vadano giocate come si deve, come d’altronde le altre cose della vita, e che male non ne possa venire.

E che comportamenti diversi siano già male in sé.

10 mag 2013

Famiglia Italia.

Enrico Letta neopresidente del Consiglio dei ministri, e la figura del “buon padre di famiglia” com’è intesa dagli articoli 1176 – 1768 del Codice Civile vigente.

La famiglia Italia ha maturato nel corso del tempo un debito pari ormai al 130% del suo reddito annuo (Pil), ed è ora chiamata a ridurlo al di sotto del 100%, per affrancarsi dai pesanti interessi e dalle scorrerie speculative; contenendo altresì entro il 3% il rosso del proprio bilancio annuale.

Si tratta come sappiamo di una cura costosa (ogni punto vale 15 miliardi di euro), non breve (una quindicina di anni?) e impegnativa, nella quale va saggiamente contemperata la capacità di produrre reddito, cioè creare lavoro, con la sobrietà dei comportamenti e degli stili di vita.

Insieme all’equa distribuzione degli oneri che essa comporta, affinché tutti si dispongano a dare il meglio di sé ed a ricevere quanto occorre per farvi fronte.

Mettere a punto le condizioni perché ciò avvenga tocca al governo ed a chi lo guida.

Vi è impegnata direttamente la famiglia Italia d’intesa con l’Unione Europea che soprintende, avvalendosi possibilmente anche di sue provvidenze.

Il piglio ed i primi passi concreti di Enrico Letta e del suo governo, corrispondono al comportamento del “buon padre di famiglia”, che si preoccupa innanzitutto di tenere uniti i suoi membri con concrete iniziative di solidarietà ed equità, facendo in modo che le differenze tra loro stimolino il lavoro comune ed alimentino una sana competitività per raggiungere gli obiettivi che ci si dà.

Garantendo che dei benefici godranno tutti, tenendo conto dell’impegno profuso e dei risultati conseguiti, e che comunque nessuno sarà lasciato solo.

Consapevoli che la sfida è oggettiva, cioè nelle cose, quindi non rinviabile, e che a fare la differenza sarà la qualità di quanto sapremo produrre.

Puntando su noi stessi e sulle peculiarità che ci caratterizzano; gusto, versatilità, socialità, capacità di dare il meglio nelle situazioni difficili, disponibilità dei giovani a giocarsela, sobrietà, imprenditività, laboriosità.

Enrico Letta e il suo governo sanno che tutto questo va sostenuto e valorizzato.

E che ce n’è a sufficienza per farcela.

 

Clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid.

Ad Albert Einstein è attribuita l’affermazione che se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.

Ebbene da una decina d’anni è in corso in tutto il mondo una moria di api che ha raggiunto un terzo all’anno di tutta la specie. I colpevoli di questo grave fenomeno sarebbero i pesticidi a base di clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid, i quali vengono sciolti nell’acqua con cui si spruzza il terreno, le radici delle piante assorbono il prodotto e lo trasferiscono negli steli, foglie e polline frequentati dalle api, il cui sistema nervoso rimane intossicato a morte.

In Italia i pesticidi sotto accusa sono stati proibiti di anno in anno a partire dal 2008, solo per la coltivazione del granoturco. Da allora ad oggi è stata riscontrata la pressoché scomparsa della moria delle api, senza che la produzione del cereale ne abbia patito.

Alcuni altri Stati europei hanno adottato provvedimenti simili. Si è mossa anche l’Unione Europea che ha confermato i gravi rischi legati all’uso dei pesticidi di cui sopra su importanti colture presenti nei vari Stati.

A seguito di ciò sono in corso iniziative che mirano alla loro messa al bando per un biennio a partire dal mese di dicembre di quest’anno (fonte: “La Stampa” 30.4.13).

PS. Perché al bando per un solo biennio e non per sempre? Perché con tutti gli strumenti di cui disponiamo per accertare l’ammissibilità di nuovi prodotti, bisogna che muoiano miliardi di api per capire che qualcosa non va?

3 mag 2013

Che permise a tutti di lavorare e prosperare.

Mi riferisco alla lettera di Andreino Drago, sindaco di Cortiglione, provincia di Asti (“La Stampa” 30.4.13).

Non è la prima volta che tra me convengo con quanto egli scrive; stavolta prendo lo spunto per ragionarci.

Non c’è dubbio che la finanza abnorme – cioè ben oltre la soglia considerata fisiologica rispetto all’economia reale – rappresenti un pericolo, anziché un servizio per l’economia e la vita delle persone, come dovrebbe essere. E che nei confronti delle sue espressioni smodate occorra fare argine.

Iniziando dal non credere che la ricchezza reale dipenda dalla quantità di moneta che gira per il mondo, ma che essa rappresenta invece, grosso modo, la differenza tra quanto prodotto dal lavoro di tutti e quanto si spende per la loro sopravvivenza.

E che se essa fosse ripartita con equità, molti dei guai che ci angustiano sarebbero risolti. Infatti nel mondo di ricchezza se ne produce a sufficienza per consentire una dignitosa vita per tutti. Sennonché i detentori di gran parte di questa ricchezza – un numero ristretto di trust finanziari – non si pongono questi obiettivo, ma quello più terra terra di avvantaggiare soprattutto se stessi, a scapito di moltitudini che ne patiscono fino all’indigenza.

Per seguire i condivisi ragionamenti di Drago, noi dovremmo “scrollarci di dosso gli invasori finanziari” compattandoci come quando cacciammo “l’invasore fisico che ci opprimeva con la propria presenza militare”, e poi “per ricostruire l’Italia devastata in tutto”. Riuscendo anche a scrivere ed approvare il nostro gioiello di Costituzione “che permise a tutti di lavorare e prosperare”. Rodando e sviluppando la giovane democrazia repubblicana, in un confronto vigoroso, non privo di asprezze ed anche di drammaticità.

In una realtà con molte opportunità da cui i più traevano quanto loro serviva, considerandolo accettabile rispetto all’impegno profuso per ottenerlo.

Ed è proprio questa visione-condizione: vita, volontà e speranza, che oggi non c’è e va modernamente costruita.

 

2 mag 2013

Vita, volontà, speranza.

Vita, volontà, speranza.

*    25 Aprile 1945 – 25 Aprile 2013: la Festa della Liberazione dal nazifascismo rivive nell’oggi e continua a produrre frutti buoni.

*    Nemmeno il nuovo governo presieduto da Enrico Letta ha la bacchetta magica per risolvere tutto e subito. Ma deve saper proporre un mix di possibili realizzazioni nel breve – medio periodo, per le quali i più ritengano valga la pena impegnarsi.

*    Per il 1^ Maggio Festa del Lavoro e dei Lavoratori un solo grido: lavoro! Con investimenti soprattutto privati ed utilizzando fondi dell’Unione Europea. Per parte sua lo Stato aiuti alleggerendo il fisco su lavoratori, e imprese che assumono.

*    Distinguersi lavorando bene e sodo nel partito, movimento od altro in cui si sta è il sale della politica; dividersi è insipienza.

*    Finanziamento dei partiti: no a quello pubblico com’è adesso. Ristudiare modalità e soggetti erogatori.

*    Riportare alla luce i capitali imboscati nei paradisi fiscali e recuperare l’evasione fiscale sanzionando i comportamenti recidivi. Considerando l’evasione alla stregua del furto di denaro pubblico.

*    Premiare la fedeltà fiscale con tangibili riduzioni di imposte.

*    E’ diritto di persone e famiglie avere un lavoro per guadagnarsi da vivere ed è dovere svolgerlo (art. 4 Costituzione).

*    Diminuire il numero dei parlamentari di Camera e Senato, e attribuire a questi ultimi funzioni diverse. Ridefinire i corrispettivi sulla base della media europea.

La nuova legge elettorale tra i provvedimenti che il nuovo governo dovrà sottoporre presto al Parlamento per l’approvazione.