30 nov 2012

Pronto soccorso lavoro

Nella riduzione e ridefinizione in corso delle province si ripropone il ruolo dei servizi per il lavoro da esse svolto con i Centri per l’impiego (pubblici) e le Agenzie per il lavoro (soggetti privati). Diventati di importanza nevralgica anche a motivo della crisi, con valutazioni contrastanti sui risultati finora ottenuti.

Ai servizi per il lavoro fa capo una gamma estesa di prestazioni per quanti non hanno il primo lavoro, o rischiano di perderlo, o rimasti senza ne cercano un altro o intendono cambiarlo.

Della materia si occupa la recente legge n. 92 del 2012.

Con un esempio un po’ ardito si può paragonare i servizi resi ad una sorta di “pronto soccorso”, nel quale intessere il rapporto tra chi offre lavoro e chi lo cerca rappresenta solo una parte dell’intera e complessa problematica che essi gestiscono.

Adesso ci limitiamo ad accennare al ruolo di intermediazione che nell’immaginario degli utenti, ma non solo, rappresenta forse l’aspetto che più caratterizza i servizi.

Significando che le regioni rivendicano la loro competenza legislativa concorrente con lo Stato circa la regolazione e l’organizzazione del mercato del lavoro, e quella esclusiva in materia di formazione professionale. Mentre l’erogazione dei servizi dovrebbe effettuarsi in prossimità dell’utenza.

Misurando la loro efficacia con i risultati che concretamente si ottengono nel collocamento, piuttosto che dalla quantità delle azioni che si compiono per giungervi o da altro.

Temperando la tendenza ad intervenire alla “garibaldina” nelle situazioni, con una pianificazione essenziale.

Puntando sulla capacità, imprenditività ed acume dei dirigenti e degli operatori, all’interno di un modello che consenta l’espressione concreta di queste qualità.

Realizzando un’efficiente collaborazione tra operatori pubblici e i soggetti privati.

Istituendo un coordinamento realmente operativo per l’erogazione dei sussidi (politiche passive) e dei servizi per il lavoro (politiche attive) con procedure semplificate.

Guadagnando la leadership del collocamento, adesso espressa dall’occasionalità.

In altri Paesi europei il lavoratore alla ricerca di lavoro o di nuovo lavoro accede ai servizi relativi, rappresenta la sua situazione, è preso in carico e accompagnato al raggiungimento del risultato più avanzato possibile.

Sono in atto esperienze analoghe in Piemonte ed in altre Regioni, che considerano questi servizi un investimento con ritorni importanti cui destinare le occorrenti risorse finanziare, saperi e professionalità.

 

26 nov 2012

Italia bene comune

Quattro milioni di cittadini hanno votato alle primarie del centrosinistra del 25 novembre per scegliere il candidato alla presidenza del consiglio nelle elezioni politiche di primavera.

Decine di migliaia di volontari negli oltre 9 mila seggi in tutta Italia hanno operato efficacemente per la buona riuscita della competizione.

“Italia bene comune” rappresenta il motto e contiene le linee programmatiche cui ci si atterrà nel prosieguo del lavoro.

I primi dati: Bersani 44,6%, Renzi 36,6%, Vendola 14,6%, Puppato 2,9%, Tabacci 1,1%. Una domenica di festa per la democrazia, con un via vai continuo di persone dalle 8 alle 22 ed anche oltre per consentire a tutti di votare.

Siccome nessuno dei candidati ha raggiunto il 50% più uno dei voti, domenica prossima 2 dicembre si terrà il ballottaggio tra Bersani e Renzi che hanno ottenuto più voti.

Il risultato finale è tutt’altro che scontato anche se 8 punti separano i due contendenti alla sfida finale.

Le persone che hanno votato al primo turno possono votare al ballottaggio senza altre formalità. Quante voteranno solo al secondo turno dovranno sbrigare invece quelle previste.

Il succo che si può trarre è che i cittadini sono preparati, e disposti a fare anche sacrifici per contare direttamente e personalmente nelle scelte che li riguardano.

Di questo devono tenere conto i partiti e la politica per stabilire rapporti concretamente nuovi con gli elettori.

Che il centrosinistra ci sia arrivato per primo e perseveri è di buon auspicio oltre che per sé soprattutto per l’Italia.

 

23 nov 2012

Di palo in frasca

A fronte dell’enorme quantità di cose che sarebbe possibile, opportuno, utile e perfino necessario fare in Italia, è incomprensibile che la nostra migliore gioventù continui a restare senza lavoro.

Infatti si fa strada l’idea che dalla crisi si uscirà prima se più persone lavorano (dalla pulizia dei tombini per l’acqua sulle strade, alla ricerca ai massimi livelli). E se si adottano stili di vita sobrii ed accessibili a tutti i cittadini.

Lunedì della scorsa settimana centinaia di giovani tifosi del Chelsea erano già a Torino per la partita di Champions League con la Juve del giorno dopo. Nei pub e per le vie della città sono risuonati a lungo i loro cori da stadio disciplinatamente ritmati e scanditi.

Splendide energie e spensierata giovinezza “che si fugge tuttavia”.

A chi può giovare che una simile ricchezza si esaurisca così?

Nel testo del Vangelo che ho, alle pagine 13-14 c’è un commento del versetto 1,21 di Matteo, nel quale s. Agostino dice che Dio si è fatto uomo affinché l’uomo diventasse Dio. Ed ancora alla pagina 282 commentando il versetto 6,57 di Giovanni, si riportano le parole di san Crisostomo: per mezzo dell’Eucarestia noi siamo cambiati in Gesù Cristo e diventiamo in realtà carne sua.

Com’è dunque possibile che di questa nobiltà umana si continui a fare strame?

Non c’è dubbio che Luciana Littizzetto esprima bene e con verve cose di tutti i giorni, e ci ricami su divertendosi e divertendoci.

Però lasciatemi dire che dev’essere ben grande il dislivello tra quanto vorremmo dalla vita e quant’essa ci propina, per attendere “Che tempo che fa” o il suo prossimo articolo o libro come se fosse il messia.

Grazie a internet sappiamo tutto dei mali del mondo in tempo reale, ma quasi nulla del bene che pure è parecchio.

È vero che la necessità aguzza l’ingegno, ma se è troppa lo mortifica.

22 nov 2012

Una famiglia di quattro persone

Ragioniamo sulla situazione dell’Italia paragonandola ad una famiglia tipo di quattro persone con due che lavorano e guadagnano da vivere decorosamente.

Questa famiglia vive da tempo sopra le sue possibilità e si è indebitata per 1,20 volte il suo guadagno annuale.

Per pagare gli interessi di questo debito se ne va l’equivalente di venti giorni di guadagno ogni anno. Con quello che rimane deve pagare tutte le altre spese: per la casa, cibo, vestiti, dell’auto, per la scuola dei figli, ecc. Per di più la crisi ha ridotto un po’ il guadagno.

La famiglia non può chiedere altri prestiti e dovrebbe iniziare a restituire il debito.

Stando così le cose non resta che aumentare i guadagni lavorando meglio e in di più; ridurre le spese facendo economie; utilizzare eventuali risparmi e/o vendere beni di famiglia per pagare il debito.

E’ proprio questo il punto in cui si trova l’Italia. Con l’economia in difficoltà e la speculazione in agguato pronta ad approfittare cinicamente a proprio vantaggio di ogni minima debolezza.

Ce la faremo ad uscirne?

L’Italia ha beni che si possono vendere per ridurre il debito pubblico, mentre il 10% degli italiani che possiede il 50% della ricchezza privata può e deve dare una grossa mano.

Lo Stato sta riducendo le sue spese e quelle delle altre istituzioni e adottando provvedimenti a sostegno delle fasce deboli, e che rilancino lavoro ed economia verso uno sviluppo nuovo.

Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte (il lavoro ed i redditi medi e bassi hanno sostenuto finora i sacrifici maggiori), in particolare coloro cui compete investire per produrre beni materiali d’avanguardia e immateriali come:  ricerca, innovazione, cultura e qualità diffusa.

Tenendo conto delle garanzie disposte dall’Unione Europea e del fatto che l’Italia possiede un’agile ed efficiente insieme di piccole e medie imprese ed alcune grandi importanti, risorse umane giovani e preparate nonché la maggior parte del patrimonio storico-artistico mondiale, e invidiabili condizioni territoriali e ambientali, dovrebbe essere meno difficile uscirne integri.

 

19 nov 2012

Valle Belbo

L’associazione “Valle Belbo Pulita” non demorde e tra le sue molteplici iniziative volte a tutelare l’asta fluviale ed il sistema ecoambientale vallivo di cui il Torrente rappresenta il fulcro, ne vanno annoverate altre due.

La prima consiste nel “Concorso di cultura ambientale Valle Belbo Pulita” 1ª edizione, per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, con il patrocinio del comune di Canelli, della provincia di Asti e del Miur, Ufficio Scolastico Piemontese, ambito di Asti.

Il concorso si prefigge di attivare e coinvolgere classi o gruppi di alunni di scuole comprese nel bacino idrografico del Torrente Belbo nelle province di Cuneo, Asti, Alessandria, nella conoscenza, ricerca, studio e proposte per migliorare le condizioni di vita e la fruizione pubblica del Torrente e del suo insieme.

La seconda riguarda la presentazione di quattro progetti per l’anno 2012 indirizzati alle classi 3ª, 4ª, 5ª delle Elementari e alle Medie, che si articolano: storia delle attività sviluppatesi lungo il corso del Belbo; studio delle caratteristiche fluviali ed ambientali con proposte migliorative dell’esistente; la depurazione delle acque reflue; le biodiversità nell’habitat.

Ad illustrare e seguire i progetti presso le scuole e nelle visite guidate, provvederanno Gian Carlo Scarrone ambientalista e presidente di “Valle Belbo Pulita”, il geologo Carlo Riccabone, l’ornitologo e conservazionista Umberto Gallo Orsi, anch’essi con ruoli direttivi nell’Associazione.

Informazioni relative alle due iniziative cliccando su http://associazionevallebelbopulita.wordpress.com/2012/11/14/progetto-scuole-2012-13-valle-belbo-pulita/.

L’osmosi scuola-società civile, con insegnanti e studenti attori protagonisti, contribuisce al meritorio impegno per la salvaguardia dell’integrità del patrimonio ambientale e la sicurezza idraulico-territoriale.

Condizioni essenziali per la vita ed il benessere del luogo in cui viviamo e di tutta la Terra.

 

15 nov 2012

La nuova legge elettorale in discussione

Provo a riassumere come stanno le cose circa la nuova legge elettorale che si discute in parlamento.

Partiamo dai sondaggi che danno – schematizzando – una graduatoria così: Pd con Sel (e altri?); M5stelle e possibili alleati (Idv?); Pdl, o come si chiamerà; Udc, Fli, Api e nuove liste di centro; Lega; altri.

E dall’idea condivisa che finito lo spoglio dei voti si sappia chi governerà.

Si ritiene che per ottenere questo risultato occorra prevedere un premio (12,50%?) per la coalizione che raggiunga una certa soglia di voti (42,50%?).

Qualora questa soglia non fosse raggiunta, corrispondere un “premietto” (10%?) al partito che ottiene il maggior numero di voti, per porlo nella condizione di assemblare sollecitamente una maggioranza che esprima un governo di legislatura sulla base di un programma condiviso.

Ad oggi non si riesce ad immaginare una coalizione che raggiunga questa soglia di voti (42,50%?), mentre il “premietto” (10%?) andrebbe al Partito Democratico.

In parlamento si dovrà formare una maggioranza per approvare una legge con le caratteristiche delineate. Altrimenti si andrà a votare con l’attuale legge elettorale “porcellum” che a parole nessuno vuole, ma in pratica potrebbe riconsegnare il governo a Mario Monti.

Sarebbe un’ulteriore occasione persa dalla nostra democrazia parlamentare per dimostrare di avere imparato la lezione, e di volere e sapere fare meglio.

 

Ps. Le primarie del centrosinistra del 25 novembre prossimo si stanno dimostrando un buon viatico per recuperare fiducia nella politica. Mentre lo “sbarramento” (5%?), confermato con qualche modifica dalla legge che si sta discutendo, indurrà le piccole formazioni a coalizzarsi per eleggere qualche parlamentare.

 

Primarie del centrosinistra

Domenica prossima 25 novembre ci sono le primarie del centrosinistra per scegliere il leader alle elezioni politiche della primavera 2013.

I candidati sono: Laura Puppato, Bruno Tabacci, Nichi Vendola, Matteo Renzi e Pierluigi Bersani. Se uno di essi otterrà almeno il 50% più uno dei voti sarà il leader.

Se no, andranno al ballottaggio domenica 2 dicembre i due candidati che otterranno più voti.

Le formalità necessarie per partecipare al voto sono già state comunicate con “l’opinione” del 30 ottobre scorso. Se non si riesce a provvedervi prima (vedere sul sito www.primarieitaliabenecomune.it), si potranno ancora sbrigare presso il seggio il giorno stesso della votazione.

I cinque candidati sono da tempo in campagna elettorale, il “clou” della quale è stata la serata su Sky del 12 novembre che può essere rivista sul computer cliccando su: www.youdem.tv/doc/246203/primarie-2012-il-confronto.htm.

Una buona affluenza ai seggi, diciamo oltre un milione e mezzo di elettori, consentirebbe alla politica di recuperare un po’ di fiducia presso i cittadini, e se ne gioverebbe anche la democrazia; bistrattate dalla sordità dei partiti, parecchi dei quali più attenti alle magagne e agli interessi di casa propria che alla soluzione delle difficoltà in cui versa l’Italia.

L’appello al voto ha quindi il significato non tanto di riconoscere al centrosinistra la primogenitura delle primarie, quanto di riapertura del dialogo con tutti i cittadini ai quali si ritorna una parte della sovranità loro sottratta.

 

12 nov 2012

I Convitti della Rinascita (un contributo di Paolo Rusin e Franco Malaguti)

(Ricevo da Paolo Rusin e Franco Malaguti un contributo sui Convitti della Rinascita che volentieri metto a vostra disposizione).

Dopo il 1945, completata la guerra di Liberazione contro il nazismo e il fascismo, i partigiani hanno creato  in varie località italiane i Convitti della Rinascita.

Bisognava occuparsi degli orfani e dei figli di partigiani che dovevano studiare e crescere socialmente oltre che culturalmente. Una decina di città come Milano, Roma, Bologna,Cremona, Varese, Genova, Novara, ecc. si attivarono con le strutture opportune. Qui la libertà era coltivata attraverso la cultura, nella pace, nella democrazia, nella tolleranza per un nuovo cittadino italiano.

In particolare il Convitto di Venezia, intitolato al giovane partigiano Francesco Biancotto, rappresentò una esperienza educativa avanzatissima. Il motto dell’insegnamento era “a Scuola come in Fabbrica”.

Per noi ragazzi di allora, provenienti da famiglie povere, da zone disagiate, da situazioni diverse, costituì una straordinaria avventura umana piena di interessi e di stimoli. Per la maggior parte di noi costituì il fondamento di uno stile di vita equilibrato e sereno, teso a ridiscutere i luoghi comuni e le convenzioni per trasformarle in proiezioni positive, scevre da intolleranze.

Lì quei ragazzi hanno potuto studiare condividendo le fatiche quotidiane del lavoro materiale necessario al mantenimento dell’ente che li nutriva e della casa dove erano ospitati, occupata dai partigiani per accogliere i figli di famiglie poverissime e senza futuro. Così alternavamo studio e lavoro ed  abbiamo conosciuto l'affetto e la solidarietà popolare  che ci ha dato la fiducia per resistere alla penuria di risorse economiche disponibili per il nostro mantenimento.

In tempi di attacco alle forze democratiche, quindi anche contro i Convitti fondati dai partigiani,  la popolazione ci ha difesi dalle angherie della polizia di Scelba che tentava di scacciarci dall'edificio occupato. Nel giorno dello sfratto da parte della “Celere” le fabbriche di Marghera si sono fermate per dar modo agli operai di manifestare insieme alla popolazione di Venezia, riportando i ragazzi nella loro casa, il Convitto Biancotto. Siamo stati aiutati con alimenti e sottoscrizioni dagli operai delle fabbriche della terraferma, dalle mondine del ferrarese, dai commercianti del mercato ortofrutticolo e dalla cittadinanza di Venezia, che ha ritrovato la solidarietà espressa dalla propria storia.

Per continuare a raccontare questo modo di crescere un ragazzo rappresentativo di questa esperienza è Franco Malaguti di Reggio Emilia, orfano del padre morto combattendo contro i tedeschi. Come tanti di noi, rimasti senza una famiglia in grado di mantenerli era esposto fin da piccolo ai rischi di un girovago. Al Biancotto siamo stati allevati con un principio semplice e nuovo, rispetto al tempo e all’educazione attuale: sviluppare al massimo l’indole  e le capacità individuali all’interno di uno stile di vita solidale e collaborativo, il “Collettivo” appunto. Oggi Franco è un valente editorialista, ormai in pensione, che ha costruito come architetto della parola per la Mondadori scolastica oltre duemila libri di testo per le scuole. Potreste trovare tra i vostri libri l’impronta del Biancotto.

Ma anche in un libro per raccontare: “ I ragazzi del Collettivo”, tutta questa esperienza è stata narrata da Lia Finzi e Girolamo Federici. Girolamo, detto Momi è stato direttore del Biancotto. E’ scomparso da qualche anno. Ci sono anche altri testimoni che potrebbero raccontare e Lia Finzi, che era non solo collaboratrice ma anche moglie di Momi, è la loro portavoce più qualificata. L'Istituto storico della Resistenza di Venezia sta preparando tra l'altro un audiovisivo su DVD.

Perché non presentare nelle Banche del Tempo e nelle scuole questa avventura ed esperienza di solidarietà vissuta con durezza ma anche con entusiasmo in tempi difficili e complessi, simili a quelli che stiamo attraversando oggi ?

Anche questo è stato detto nel Convegno nazionale dei Convitti della Rinascita a Venezia il 27 ottobre 2012. Quella mattina c'era l'acqua alta e s'è dovuto camminare scalzi per raggiungere la sede del Convegno, pensando” scarpe rotte eppur bisogna andar…..” come dice una vecchia canzone partigiana.

 

Barack Obama

Barack Obama democratico è stato confermato per il secondo mandato quadriennale presidente degli Stati Uniti d’America. Il repubblicano Mitt Romney ce l’ha messa tutta per sbarrargli la strada, ma il rilevante numero di elettori meno abbienti alle urne ha fatto la differenza.

Appreso il risultato i due contendenti si sono reciprocamente complimentati, e adesso lavoreranno per l’obiettivo comune: il ruolo ed il bene del loro Paese nel mondo globale multipolare. Facendovi concorrere la molteplicità degli apporti, e degli interessi anche aspramente concorrenti, presenti nella società statunitense.

Per un pianeta in salute, perseguendo la pace nel consesso mondiale di oltre 190 Stati.

In cui mercato e finanza osservino le regole e svolgano i loro compiti al servizio di economie sane, per uno sviluppo in cui prevalgano prodotti e servizi materiali e immateriali di qualità, di cui i cittadini del mondo possano equamente fruire per stare meglio e realizzare con il lavoro, desideri, aspettative e obiettivi di vita personali e collettivi.

Continuando e migliorando sintonie in atto con l’Unione europea, per il superamento della crisi e la rimozione delle cause che l’hanno determinata. Collaborando con gli organismi internazionali per pacificare gli scontri interni agli stati, prevenire i conflitti, realizzare l’autosufficienza alimentare dei popoli in difficoltà, dare spazio alle istanze di libertà e di emancipazione ovunque espresse.

Per l’Italia mano tesa – non solo geograficamente – verso i paesi mediterranei, l’opportunità di confermarsi partner autorevole e credibile nelle iniziative che l’Europa una, federale e solidale, saprà avviare per risolvere tensioni e sanare ferite, come il riconoscimento di Israele da parte del mondo arabo e una terra per i palestinesi.

Cosicché ogni popolo sia protagonista del proprio destino e concorra con pari dignità a determinare quello comune.

 

9 nov 2012

Operazione onestà.

Per continuare a riflettere insieme sul presente e sulle prospettive, è utile fare il punto su alcuni temi già trattati.

Uno degli interrogativi è se Mario Monti e il suo governo potevano raggiungere gli stessi buoni risultati, distribuendo in modo più equo e giusto i sacrifici necessari: chiedendo cioè di più a chi ha del superfluo e meno o nulla a chi ha poco o niente.

Non si può certo escludere che potessero; sta di fatto che hanno scelto la strada che sappiamo.

Toccherà al nuovo governo, espressione della maggioranza che uscirà dalle elezioni politiche della primavera prossima, migliorare il già fatto ed introdurre stimoli per fare ripartire il lavoro e l’economia. Per un nuovo sviluppo incentrato su: innovazione, imprenditività, solidarietà, equità, giustizia, merito, salute, eco-compatibilità. Operando affinché consistenti disponibilità finanziarie passino dalla rendita agli investimenti produttivi.

Nel frattempo l’attuale governo trovi il modo di lasciare un po’ di euro nelle tasche di chi non ne ha più per campare, o per tenere in piedi piccole attività uniche fonti di reddito per quanti le praticano. Recuperando le risorse necessarie dai risparmi nella gestione dello Stato e di altre istituzione e dal taglio dei privilegi ov’essi si annidano.

Ha ragione da vendere il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel sostenere che la legislatura deve giungere alla sua scadenza naturale; prima della quale il Parlamento deve approvare almeno due delle leggi attualmente in discussione: quella di stabilità, la nuova legge elettorale.

Circa le insistenti e giuste richieste di ridurre il numero dei parlamentari si ricorda che occorre modificare la Costituzione, che agli artt. 56-57 stabilisce siano 630 alla Camera dei deputati e 315 in Senato.

Sono infine evidenti le difficoltà della politica a dare risposte adeguate ai problemi sul tappeto, e la crisi dei partiti a svolgere efficacemente e con onore i compiti che la Costituzione riconosce loro (artt. 49-54).

Per fare buona politica occorrono infatti capacità, dedizione, etica. Qualità non innate ma da promuovere, riconoscere, valorizzare. Le difficoltà nascono dal fatto che per troppo tempo di questo s’è tenuto scarso o per nulla conto.

La crisi dei partiti deriva dall’essersi dedicati alla gestione del potere trascurando il servizio ai cittadini ed imponendo addirittura i candidati alle elezioni. La rivolta degli elettori ha determinato resipiscenze, che nel Partito Democratico hanno portato alle primarie e all’incandidabilità per chi ha problemi con la giustizia.

E’ maturo il tempo per una radicale e generale “operazione onestà”.

 

5 nov 2012

Sandy

L’uragano “Sandy” che ha investito il nord-est degli Stati Uniti, New York compresa, ha causato oltre un centinaio di morti e danni materiali ingentissimi che non hanno precedenti in casi del genere.

Il tragico tributo umano e l’enorme costo da sostenere per rimettere in sesto strutture e infrastrutture danneggiate e ricostruire quelle distrutte dal cataclisma, indurranno gli Usa a vincere la riluttanza e ad occuparsi seriamente delle cause dei cambiamenti climatici attribuibili alla dissennata attività dell’uomo sulla Terra?

Essendo ormai dimostrato statisticamente e scientificamente che le emissioni di sostanze inquinanti (anidride carbonica co2, e non solo) in quantità non metabolizzabili dall’ecosistema, determinano “l’effetto serra” con l’impossibilità per il calore solare in sovrappiù sulla Terra di dissiparsi naturalmente nell’atmosfera.

Questo calore ha già aumentato la temperatura media di circa 2 gradi centigradi, un valore elevato che sovverte delicati equilibri realizzatisi in milioni di anni nell’universo, determinando: abnorme evaporazione delle acque superficiali, aumento delle maree e dei venti, concentrazione delle piogge, riduzione e parziale scomparsa dei ghiacciai polari e montani, migrazioni di fauna terrestre e marina.

Le gravi conseguenze di ciò sono ormai sotto gli occhi di tutti a partire dai danni alle produzioni agricole, alla siccità, carestie e all’enorme aumento del potenziale distruttivo degli eventi naturali. Al punto che le economie e la sicurezza dei paesi colpiti in particolare quelli sviluppati e sulla via di esserlo, sono messe a dura prova.

Così da chiedersi se non sia più saggio e vantaggioso spendere somme certe per eliminare per sempre le cause che provocano questi disastri, piuttosto che limitarsi a tamponarne le drammatiche conseguenze, lasciando che essi continuino, ed aumentino inesorabilmente nel tempo le nefandezze conseguenti.

Fino a rendere invivibile il Pianeta.

 

2 nov 2012

Sono un incorreggibile ottimista della volontà.

Email di lettori a “l’opinione”: d’assenso, dissenso, interlocutorie; maiuscole e punti esclamativi a sottolineare personali punti di vista. Contributi utili e stimolanti di cui si terrà come sempre conto.

Ragionando intanto su due situazioni di attualità.

Giusto un anno fa, con una maggioranza parlamentare ed un governo di centrodestra, l’Italia stava per affondare sotto i colpi della speculazione finanziaria.

Auspice la lungimiranza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, si trova la disponibilità di Mario Monti che mette insieme un governo per la bisogna, certo come sa e può, a modo suo. Spendendo subito generosamente la propria personale credibilità e autorevolezza, rallenta la corsa verso il baratro, appronta una cura da cavallo, ottiene una estesa fiducia parlamentare (Pd, Pdl, Udc) e l’avvia, permettendo al Paese di ritrarsi un po’ ogni giorno e di attestarsi a distanza di sicurezza.

Se memori del pericolo corso perseveriamo nel comportamento virtuoso, migliorando il migliorabile, facendo sì che chi più ha più contribuisca (art. 53 Costituzione) e che tutti dispongano del necessario per vivere decorosamente, premiando intelligenza, buona volontà, disponibilità, dedizione, consolideremo la posizione raggiunta. Pronti a partire con obiettivi nuovi per uno sviluppo compatibile. Che assuma come base il lavoro per tutti, giovani in particolare (artt. 1-4 Costituzione).

Questa è la sfida che possiamo (dobbiamo) vincere.

Dal voto regionale in Sicilia esce vincente la coalizione Pd-Udc, neo presidente Rosario Crocetta con il 31% dei voti. Gay, cattolico, e comunista – ha sottolineato un quotidiano nazionale di grande tiratura – che dovrà mettere in piedi una maggioranza che lo sostenga in consiglio. Nello Musumeci (destra e Pdl) si è fermato al 25,6%, Giancarlo Cancellieri (Movimento 5 stelle) 18,2%, Gianfranco Miccichè 15,4%, Giovanna Marano (Sel-Idv) 6%.

Ora la Sicilia potrà essere meglio governata rispetto a Lombardo e Cuffaro che hanno contribuito alla voragine del debito miliardario, ai guasti umani e politici e alle ingiustizie sociali?

Le premesse per la svolta gli elettori (47,4% degli aventi diritto) le hanno poste. Gli eletti ed i partiti coinvolti possono e debbono dimostrare coi fatti di meritarsi anche il consenso del 52,6% dei siciliani che sono rimasti a casa, marcando una irreversibile discontinuità rispetto al passato.

Ah, quasi dimenticavo di confermare che sì, sono un incorreggibile ottimista della volontà.